La cucina è
uno di quei luoghi che dovrebbero essere off limits per alcuni studenti. La maggior parte della
ferraglia presente in quella stanza è sconosciuta a quei ragazzi la cui
frequentazione, prima di diventare dei fuori sede, si limitava al frigo. I
primi handicap che essi manifestano riguardano l’accensione dei fornelli: essi
girano la manopola attendendo la fiamma che non si manifesta , si avvicinano,
annusano un po’ di gas, si inebetiscono e poi vengono soccorsi dai coinquilini
che gli porgono l’accendino: “a casa mia si accende in automatico” questa è la
scusa che offrono. I problemi maggiori si verificano quando anche il forno
necessita di un’accensione manuale e in tali occasioni lo studente comincia a
prepararsi psicologicamente molte ore prima di cominciare a cucinare; escogita
le tecniche più assurde: accartoccia gli appunti di statistica ed economia
sanitaria e li usa per creare una mega-torcia da usare come accensione ed
evitare di infilare il braccio nel forno manco fosse a rischio di esplosione.
Dopo i primi approcci con gli elettrodomestici, e dopo aver perfino scambiato
il frullatore per un arricciacapelli, comincia a cimentarsi con la preparazione
delle prime pietanze. Quasi ogni studente ha sperimentato l’ira funesta
dell’olio bollente quando si aggiungono i pomodorini: in queste occasioni
l’intera cucina si sporca di rosso sangue come se fosse avvenuto un efferato
omicidio e lo studente striscia pauroso e intimidito sul pavimento fino a quando riesce a trovare il
pomello giusto e a spegnere la fiamma. La maggior parte dei fuori sede
manifesta il proprio odio per la chimica proprio in cucina: si prova così tanta
rabbia per il cloruro di sodio che ci si rifiuta perfino di usarlo e in questo
modo le zucchine acquisiscono lo stesso sapore del filetto di carne e del
salmone. Quando lo studente si dimentica di unire il sale all’acqua di cottura
della pasta, spesso lo aggiunge quando la pietanza è impiattata, in fondo-si
ripete- rispetta il principio dell’equilibrio chimico, ma gli sfugge che sarà
costretto per il resto della giornata a bere come un cammello africano. Dal
semplice incidente di confusione del sale con lo zucchero nel caffè( episodio
accompagnato da spruzzi fuoriuscenti contemporaneamente dal naso e dalla bocca),
passa a preparare una frittata senza friggerla perché dimentica l’olio: “è più
dietetica” replica ai coinquilini esterrefatti. Talvolta lo studente decide di
cimentarsi nella preparazione di quel prelibato piatto visto in tv dalla
Clerici e copiato senza ritegno anche
dalla Parodi: la cotoletta alla
milanese; per impanare due fettine di carne è capace di sporcare l’intero
servizio di piatti a sua disposizione, a riprova della sua grande manualità. “I manici bruciati” sono la sua vera
specialità: ogni pentola, padella e macchinetta del caffè è stata seviziata con
la fiamma più alta del necessario. Spesso dopo aver estratto una teglia dal
forno con tutta l’accuratezza per non scottarsi, va in contro ad una profonda
bruciatura su tutto il palmo della mano nel momento in cui deve fare le
porzioni e impiattare. Ma la vera abilità dello studente alle prese con la
cucina sta nello sporcarsi sempre quando deve ritornare a lezione e tutti i
panni sono nella lavatrice: le volte successive, per evitare di macchiarsi, lo
si vede accanto ai fornelli con una tuta dei RIS.
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