mercoledì 2 gennaio 2013

DIARIO DI UNA FUORISEDE –capitolo dodici: tu e loro-


Quasi ogni giorno lo studente deve confrontarsi con quegli individui che dicono di appartenere alla sua medesima specie ma che in realtà sono frutto di un ibrido incrocio tra Rita Levi Montalcini e Lapo Elkan. Tali suddetti soggetti sono quelli capaci di abbattere la già fragile autostima dello studente in un nano secondo e con poche parole. Di giorno essi appaiono sempre freschi e riposati nonostante siano reduci da una mega festa in pieno centro e abbiano solo poche ore di sonno alle spalle, mentre tu, sempre se riesci a svegliarti, assomigli alla bambina dell’esorcista nonostante sia andata a dormire dopo “Striscia la Notizia”. Durante le ore di lezione essi sono sempre quelli che rispondono alle domande del professore, quelli che riempiono decine di pagine di appunti o quelli che non hanno bisogno di prendere appunti perché “gli basta ascoltare”, mentre tu stai ancora cercando il tuo nome sul foglio delle firme. Loro sono capaci di ricordare quello che il prof ha spiegato il primo giorno di lezione del semestre dell’anno precedente mentre tu non ricordi come ti chiami, ecco il vero motivo per il quale cerchi ancora il tuo nome sull’elenco. Quando finalmente lo trovi, dopo aver chiesto l’aiuto del pubblico e di quello da casa, ti senti pronto per cominciare ad impugnare la penna e prendere appunti: alla pausa ti rendi conto di aver ricoperto il foglio di coniglietti e fiorellini (quando ti senti più ispirato) o di aver riempito i quadratini del quaderno in modo alterno formando così un quadro d’arte moderna con la strana capacità di ipnotizzarti e costringerti a continuare finchè, nella foga del disegno, non sbatti con la testa sul banco. Le pause sono il momento in cui la tua autostima è messa a dura prova: non sai quale parte del tuo sub inconscio masochista ti porta a dire “ a che punto stai con il programma?”; nel momento stesso in cui pronunci tale frase te ne penti, e ti affliggi ancora di più quando vedi che loro fanno un respiro e prendono abbastanza aria per cominciare a fare l’elenco degli argomenti che hanno già letto, capito, compreso e ripetuto! Allora tu cerchi di riconquistare un po’ di fiducia in te stesso e chiedi ”ma studi già da un po’?”, ma quando vedi che la loro testa si gira un po’ a destra cominciano a venirti i crampi allo stomaco, e quando poi si gira a sinistra vorresti piegarti in due dal dolore: ogni “no” che fanno con la testa è come uno schiaffo in pieno viso, e quando aprono bocca per dire “macchè, ho cominciato l’altra sera” tu vorresti morire. Il destino si prende ancora più gioco di te quando scopri che loro posseggono la mitologica e leggendaria  “memoria fotografica”(ebbene sì, esiste, puoi cancellarla dalla lista che contiene i Puffi e Big Foot): cioè gli basta leggere una volta un argomento per ricordarlo fin nell’uso della punteggiatura, mentre tu alle elementari hai impiegato un mese per imparare l’alfabeto e ancora non hai finito le tabelline, perchè ti sei fermato a 7x8=49..no…63…a sì, 56 (santa Calco la Trice).  Quando ormai è percepibile anche a loro il suicidio della tua autostima, in fretta cambiano argomento e cominciano a raccontarti della folle festa del primo maggio alla quale hanno partecipato, di quanto si sono divertiti a cantare da ubriachi le canzoni di Mannarino, mentre tu pensi che mentre loro se la stavano spassando beatamente tu eri costipata nel sedile di un autobus, con la faccia appiccicata al vetro e il classico ciccione che mangia pane e cipolla per tutto il viaggio perché non sei riuscita a trovare un posto per partire il giorno prima. Non ti resta allora che maledire Paolo Fox (ti riprometti inoltre anche di querelarlo) e cominci ad inveire contro i tuoi genitori che ti hanno concepito nel periodo sbagliato dell’anno. (Alessia Martoccia) 

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