sabato 29 dicembre 2012

DIARIO DI UNA FUORISEDE –capitolo tre: le cene -


Una fuori sede sotto esame riduce al minimo le sue relazioni con altri individui. Poche sono le occasioni in cui incontra i suoi simili e spesso è la fame la ragione che lo spinge fuori dalla sua tana; prospettive di tavole ben apparecchiate e piatti di pasta diversi da quelli con il tonno o il pesto lo guidano fuori dal suo nascondiglio.  Giunto presso la dimora altrui, visi emaciati e pallidi, pigiami avvolti nei plaid, Crocs e  Defonseca lo accolgono. La serata procede con un sottofondo di sospiri; alcuni commensali elencano sconsolati i capitoli che ancora non sono riusciti a studiare, altri, i più fortunati, affermano che ancora manca il “ripassone” , altri ancora dicono che sono privi del “quadro generale”(io fingendo di comprenderli cerco di ricordare a mente in quale capitolo si trovi tale Quadro Generale… )  Al simposio partecipa sempre chi sventola la bandiera dell’ignoranza e poi prende 3x10, chi sta shallo e progetta il viaggio “d-istruzione” post-esami, e chi a pochi giorni dall’esame,dopo aver letto le domande dell’appello precedente, comincia a pensare di aver studiato per mesi una materia completamente diversa. Durante la cena è ricorrente la frase:”Mi interroghi?” e poi tra un boccone e l’altro le domande vengono lanciate alla sprovvista con il rischio di provocare un duplice infarto: segue il silenzio, sguardi terrorizzati si accavallano, tutti si fermano, si sente solo il rumore delle posate che cadono dalle mani e dopo qualche attimo una mandria di studenti impazziti corre in camera a prendere il libro per cercare la risposta. Al termine della serata, quando ormai si sono perse anche le ultime certezze sul programma d’esame, si comincia ad augurare la morte di tutti i lupi dei boschi -così che Edoardo Stoppa e il WWF li dichiarano entro marzo specie in via d’estinzione- e si spera che tutte le balene diventino stitiche. Spesso però la balena è diarroica. (Alessia.Martoccia)   

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