La stanza di una fuori sede è il miglior esempio per
spiegare il concetto di entropia: tutto lì dentro è soggetto al moto browniano
delle particelle. Il letto assomiglia ad un giaciglio improvvisato: le migliaia
di coperte che lo compongono, per la maggior parte della giornata,non hanno un
verso esatto e formano nell’insieme una montagna che potrebbe essere scambiata
da Sgarbi per un’opera di arte contemporanea ; i cuscini- comodi e soffici come
se fossero riempiti di truciolato- spesso si trovano ai piedi del letto
mescolati con la tuta che indossi nelle occasioni speciali(quando viene il tecnico
della caldaia o il ragazzo che consegna la pizza). La scrivania sorregge circa una tonnellata di libri che per tutto
il periodo d’esami formano un baldacchino sulla tua testa, e devi fare
attenzione: la caduta del Lehninger potrebbe formare un cratere nel suolo. Le
matite e le penne sono così numerose che se fossero denaro potremmo essere
tutti miliardari, alcune te le ritrovi per terra, e te ne accorgi quando ormai
ti sei infilzato un piede, altre invece sono tra i capelli perché non hai tempo
per arrivare in bagno a prendere un elastico. La libreria diventa una credenza:
accumuli tazze e bicchieri finchè le coinquiline non vengono espressamente a
richiedertele minacciando di rubarti gli appunti. Le pareti, una volta vuote e tristi, sotto
esame si riempiono di fogli con le date degli esami che lampeggiano evidenziate
in fucsia, lo schema della glicolisi ti osserva di fianco e la struttura della
vitamina K pare un fac-simile della stele di Rosetta. Il pavimento, per lo
spesso strato di polvere, da bianco diventa grigio e attutisce ogni rumore così
che potresti non accorgerti di un ladro entrato per rubarti i riassunti, perché
diciamolo, sotto esame TOGLIETEMI TUTTO MA NON LE DISPENSE DEL PROF! La
spazzatura sembra un vulcano in eruzione di carta, e perfino sugli scontrini
disegni L-glucosio. E poi l’aria che
aleggia nei 5metri quadrati ha ormai lo stesso profumo del Fumagalli. (Alessia Martoccia)
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