lunedì 31 dicembre 2012

DIARIO DI UNA FUORISEDE - capitolo sette: il frigo –


Il frigo di uno studente fuorisede è lo specchio della sua anima: si possono capire molte cose solo osservandone il contenuto. Non è difficile trovarci dentro i sughi Barilla già pronti da usare nelle occasioni in cui si invitano a cena gli amici: poco prima che arrivino si riversa tutto il preparato in una pentola e si corre a buttare il boccaccio nella spazzatura e alla domanda “ma è un sugo già pronto?” si risponde indignati “ma ti pare che lo compro già pronto? L’ho preparato con le mie mani”. Nel frigo si osservano prodotti in duplice copia frutto delle promozioni del Conad, come ad esempio due confezioni di burro, due di galbanino, due di Philadelphia, e spesso una delle due scade prima di essere arrivati a metà della prima. Lo scompartimento delle verdure non è conosciuto dai più e quando capita l’occasione, seppur rara, di aprirlo si scoprono carote che hanno piantato le radici e tuberi di cui non è più possibile riconoscere la specie di appartenenza. Alberga su un ripiano del frigo un cumulo esagerato di carne che per le quantità potrebbe benissimo appartenere ad un Brontosauro. Sull’anta del frigo, rigorosamente al posto delle uova, spesso si osserva la metà di un limone che invecchia ogni giorno di più, ma non lo si tocca, lo si rispetta come se fosse una sacra reliquia. A volte capita di aprire il frigo e di essere investiti da un odore acre e che provoca quasi lo svenimento: alcune volte è la cipolla, il cui odore esce nonostante sia stata ricoperta più volte con la stagnola e  la pellicola, altre volte la fonte di tale puzza rimane oscura e lo studente si limita a richiudere il frigo. Nel freezer degli studenti è conservata la loro ricchezza e fonte di gaudio: i cibi preparati dalla mamma e che provengono direttamente dalla terra d’origine. Tali prelibatezze hanno un’importanza straordinaria per lo studente che le venera come fossero divinità, e quando finiscono è una tragedia: lo studente è capace di organizzare un viaggio di ritorno a casa per rifornire il freezer. Tuttavia questo è da considerarsi il periodo delle “vacche grasse” del frigo, quando tutti i prodotti si accumulano gli uni sugli altri; con il passare dei giorni  subisce una metamorfosi, entrando così nel periodo delle “vacche magre”: il frigo si svuota, rimangono solo le macchie del succo o del caffè (che lo studente ignora e non pulisce) ed è possibile perfino percepire l’eco,ecoo,ecooo. (Alessia Martoccia)

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