Il frigo di uno studente fuorisede è lo specchio della sua
anima: si possono capire molte cose solo osservandone il contenuto. Non è
difficile trovarci dentro i sughi Barilla già pronti da usare nelle occasioni
in cui si invitano a cena gli amici: poco prima che arrivino si riversa tutto
il preparato in una pentola e si corre a buttare il boccaccio nella spazzatura
e alla domanda “ma è un sugo già pronto?” si risponde indignati “ma ti pare che
lo compro già pronto? L’ho preparato con le mie mani”. Nel frigo si osservano
prodotti in duplice copia frutto delle promozioni del Conad, come ad esempio
due confezioni di burro, due di galbanino, due di Philadelphia, e spesso una
delle due scade prima di essere arrivati a metà della prima. Lo scompartimento
delle verdure non è conosciuto dai più e quando capita l’occasione, seppur
rara, di aprirlo si scoprono carote che hanno piantato le radici e tuberi di
cui non è più possibile riconoscere la specie di appartenenza. Alberga su un
ripiano del frigo un cumulo esagerato di carne che per le quantità potrebbe
benissimo appartenere ad un Brontosauro. Sull’anta del frigo, rigorosamente al
posto delle uova, spesso si osserva la metà di un limone che invecchia ogni
giorno di più, ma non lo si tocca, lo si rispetta come se fosse una sacra
reliquia. A volte capita di aprire il frigo e di essere investiti da un odore
acre e che provoca quasi lo svenimento: alcune volte è la cipolla, il cui odore
esce nonostante sia stata ricoperta più volte con la stagnola e la pellicola, altre volte la fonte di tale
puzza rimane oscura e lo studente si limita a richiudere il frigo. Nel freezer
degli studenti è conservata la loro ricchezza e fonte di gaudio: i cibi
preparati dalla mamma e che provengono direttamente dalla terra d’origine. Tali
prelibatezze hanno un’importanza straordinaria per lo studente che le venera
come fossero divinità, e quando finiscono è una tragedia: lo studente è capace
di organizzare un viaggio di ritorno a casa per rifornire il freezer. Tuttavia
questo è da considerarsi il periodo delle “vacche grasse” del frigo, quando
tutti i prodotti si accumulano gli uni sugli altri; con il passare dei giorni subisce una metamorfosi, entrando così nel
periodo delle “vacche magre”: il frigo si svuota, rimangono solo le macchie del
succo o del caffè (che lo studente ignora e non pulisce) ed è possibile perfino
percepire l’eco,ecoo,ecooo. (Alessia Martoccia)
Nessun commento:
Posta un commento