lunedì 31 dicembre 2012

DIARIO DI UNA FUORISEDE –capitolo sei: la lavatrice


Nell’armadio di uno studente fuorisede è consueto ritrovare una pila di panni color rosa Barbie, frutto di una malefica distrazione nella preparazione della lavatrice. Questo è un elettrodomestico con il quale lo studente instaura un rapporto di amore&odio fin da subito, talvolta subentra anche la paura, specie durante la centrifuga, quando si è convinti che sia un essere animato e in grado di schiacciarti .  Non si sa per quale mistico motivo la prima cosa che lo studente chiede al padrone di casa  è se vi è appunto la “bella lavanderina automatica”.  Appurata la sua presenza i primi lavaggi  si effettuano con l’aiuto della mamma al telefono, la quale spiega da bravo Sapientino il significato di tutti quegli strani simboli colorati, delle manopole e dei bottoni, e che a distanza riesce a quantificare il sapone da versare in proporzione ai panni. Per i primi tempi, grazie al tutor-telefonico, i lavaggi vanno piuttosto bene, si riesce per fino ad entrare nella logica razzista secondo cui i bianchi vanno tenuti separati sia dai neri sia dai colorati. Con il passare del tempo la lavatrice diventa la migliore amica dello studente:è sempre attiva, la si può sentire quando si è ancora nel portone; si è convinti di poterla incontrare in giro per la casa quando è in centrifuga dato che salta più di Andrew Howe. Lo studente la usa per lavare un singolo paio di calzini, una sola camicetta, il famoso pigiama di flanella, a tutte le ore del giorno e della notte incurante degli avvertimenti del coinquilino riguardo al suo consumo, finchè non arriva la bolletta. Solo dopo aver chiesto un mutuo per pagare  il conto salato come le acciughe lo studente comincia a sfidare la sorte mettendo più panni contemporaneamente a lavare: ogni lavaggio è accompagnato da preghiere rivolte all’Omino Bianco affinchè ogni colore rimanga tale, e ogni maglia non diventi “dimensione portachiavi” ; l’ansia dura per tutto il tempo dello sciacquo,risciacquo e centrifuga,  e talvolta lo studente rimane ipnotizzato davanti all’oblò cercando di tenere d’occhio la maglietta preferita. Una sera lo studente raccoglie dal cesto dei panni sporchi tutti i capi bianchi, lenzuola, canottiere, calzini, slip, camicie e camice e regola il lavaggio a 60 gradi. Sul fondo del cesto rimangono dei calzini rossi sbiaditi: perché lasciarli lì da soli? perché tutta questa cattiveria? Cosa potranno mai fare? La sorpresa si ha quando dalla lavatrice spunta un guardaroba uguale  a quello di Barbie: ecco cosa si rischia a voler essere il Nelson Mandela dei calzini. (Alessia Martoccia)

Nessun commento:

Posta un commento